“Pino Costa. Il riflesso del tempo, l’eco di un’anima” a cura di Giorgia Moscarelli

Si tratta del mio primo libro e non poteva non essere interamente dedicato a “colui da cui io tolsi lo bello stilo che m’ha fatto onore”: Pino Costa, poeta e pittore nisseno, scomparso 15 anni fa, il cui amore per “lo bello stilo” ha colmato il vuoto che la sua scomparsa ha lasciato nel mio cuore. Pino aveva già raccolto le sue liriche nel libro “Il tempo nell’animo”. A distanza di quindici anni, armata degli strumenti acquisiti con lo studio e dell’ immenso amore che provo per questa grande figura che vive nei miei pensieri e nel mio cuore, ho tentato un parallelismo tra le sue liriche e le sue pitture, indagando criticamente quelli che furono i teoremi esistenziali dell’Artista. Il tempo e lo spazio, la luce e l’ombra, i colori dei suoi pensieri assumono nuove tonalità, nuovo senso, sempre sotto la guida costante della sua calda, grande mano invisibile.

Spero di rinderti fiero di me, caro nonno Pino.

Epifania

Sono fuori, seduta sullo scalino della porta d’ingresso, rivolta verso il cancello… il silenzio più assoluto, a parte qualche ululato e qualche foglia che, di tanto in tanto, viene mossa dal vento o si posa a terra, facendo piccoli rumori che mi distolgono dai pensieri. Guardo il cielo… tante stelle. Non tantissime, come accade di solito, perché stasera il cielo è più chiaro. Tra tutte, però, ce n’è una proprio di fronte a me, che brilla molto più delle altre… e più la guardo, più si fa prepotente. Ovviamente so chi è, ci penso subito… e sorrido. Ho pensato di riprenderla con il mio telefono, conscia del fatto che solitamente non si vedono le stelle attraverso la telecamera… o almeno, attraverso quella del mio apparecchio. Inquadro il cielo, all’altezza di tutte quelle stelle viste, tra cui la Mia. Un primo buio incombe… Epifania.

“Si, so che andrà bene” ho risposto.

Aroma d’arancia

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È che il mio cuore
ha bisogno di dormire sul tuo,
quando cala la notte…
Ed i miei occhi,
di rifugiarsi nei tuoi,
alla luce del giorno.
L’ odore del caffè bruciato.
Aroma d’arancia.

È che la vita
con te ha altro sapore,
Nasce in quel talamo ove muore…
Amara la vita
con te, che senza te
lo è di più.
Amara come il caffè bruciato.
Aroma d’arancia.

G.M. (LUCIDA-MENTE)

L’assassinio dell’acqua

panta rei

Linfa di vita,
Cristallina,
Amorfa.
Uniforme in chi ti adagi,
Colmi, disseti, depuri.
Sazi la libido per natura.
Sgorghi da rocce ormai private,
Il tuo spreco è taciuto:
Aridità imminente.
Così essenziale..
E quando piove,
Ahi, quando piove…
Guasti il tempo.
Ed il mortale si guasta teco.
Non scorge più la bellezza,
S’imbroncia, infreddolisce.
E fradicio, ti sprezza.
Non coglie la vita che rigetti,
Le carezze di rugiada…
Vi cela le lacrime
di una vita piovosa.
Sei la pioggia delle mie giornate.
Rinfreschi, Rigeneri…
Rimani!
Alimenta, indefessa, l’ingordigia.
Ahimè,
Il mortale ti giudica,
Maledice te, che sei vita.
Maledice il tuo getto rinfrescante,
Per niente pronto a riceverti.
Il mortale ti sfinisce,
Ora assetato di cemento.
Mente a se stesso…
Ti ucciderà.
Ma tu rimani vita.
E lui rimane mortale.

LUCIDA-MENTE

Il sole…fuori.

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-“C’è il sole fuori.”
-“Dunque..?”
-“Non sorridi?”
-“Per il sole?”
-“Certo!”
-“Ora non posso.”
-“Non puoi?”
-“Non posso.”
-“Studi?”
-“Non posso.”
-“Allora esci?”
-“Non posso.”
-“Non capisco.”
-“Non puoi.”
-“Non posso capire?”
-“No, non puoi.”
-“E perché non posso?”
-“Perché c’è il sole fuori.”

Io sono Nessuno

Parlo con voi. Non me ne vogliate. Ho solamente alzato la voce. Farsi sentire aiuta se stessi. Arriva il momento in cui non ci si trattiene e bisogna saltare. “Mamma, sono stanca di non essere nessuno”. Non mi si fraintenda; il mio vuole essere un gesto di generosità. Che pena, tutti noi, ai miei occhi..bombardati da rapidi insulti all’intelligenza, dilaniati da fatti altrui che logorano gli equilibri della nostra persona. Abbiamo smesso di nutrici, per passare ad un’ingordigia che sfama, ma non sazia. Come per lo stomaco, così per l’anima. Abbiamo smesso di saziarci e siamo perennemente insoddisfatti, pur senza provvedere ad un cambiamento. E poi ci sono i writers: quelli che si nutrono di parole e si saziano scrivendo, quelli che si dissetano d’inchiostro, quelli che alimentano i lettori e dai lettori sono alimentati. Eh sì, perché il messaggio lo fa il lettore, ricambiando la fiducia di chi scrive per lui e a lui affida tutto se stesso. Ebbene, sono una larva. Una larva che vuole esistere e non può uscire se non vi è una dimensione in cui uscire. Sono un carcerato e voglio la mia finestra. Sono chi scrive e voglio chi legge. E dal momento che si paga il servizio, estingueró il mio debito. Creo letture, sperando di lasciare una mancia. Lucidamente. Quelle mance che si vedono lasciate sulle tavole ancora apparecchiate, circondate da nessuno. Anche Ulisse era “Nessuno” e doveva pur esserlo, per conoscere l'”altro”, per sopravvivere, per essere chiunque. Io voglio essere Nessuno. Lucidamente.